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venerdì 22 novembre 2024

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Liste d’attesa, Potito Salatto (Aiop Puglia): «L’ottimismo dell'assessore Palese? La sanità percepita dai cittadini racconta un’altra storia»

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Liste d’attesa, Potito Salatto (Aiop Puglia): «L’ottimismo dell'assessore Palese? La sanità percepita dai cittadini racconta un’altra storia»

«L’assessore Palese, che pure negli ultimi otto anni sembra l’unico a non dribblare i problemi della nostra sanità, si dice ottimista per i dati del monitoraggio del Ministero che dicono che la Puglia ha recuperato il 27% dei ricoveri chirurgici e il 46% della specialistica ambulatoriale programmati nel piano per le liste d’attesa. Peccato però che i cittadini in fila ai CUP esultino meno. È la dichiarazione di Potito Salatto,  presidente Aiop Puglia (Associazione Italiana Ospedalità Privata) che sul territorio regionale rappresenta 27 strutture.

«La sanità percepita in Puglia racconta un’altra storia. Ci riserviamo di approfondire i dati, ma restiamo convinti che le liste di attesa non solo post Covid, ma anche pre-Covid, richiedano molto di più di quanto programmato, per essere davvero abbattute. Se i nostri amministratori, come ho sentito dire dall’assessore Palese in una intervista televisiva, pensano che le liste di attesa spariranno nel giro di sei mesi con la cancellazione del limite agli straordinari e alle prestazioni aggiuntive, fanno un errore di valutazione del problema mostrando un approccio riduttivo ad una questione complessa, che non tiene  in nessun conto delle condizioni nelle quali i medici già oggi lavorano a causa della carenza cronica di personale e nessuna volontà di ripensare il sistema. Che è poi il vero nodo della questione».

«Nel 2009 - prosegue il presidente Aiop Puglia Salatto - la sanità privata accreditata in Puglia aveva un fatturato globale di 320 milioni, oggi siamo a 280 dopo 14 anni, e nel frattempo sono cambiati gli ammalati, i bisogni di salute, le tecnologie. Io spero che nel primo incontro con il nuovo Governo la Regione Puglia e tutte le regioni del Sud facciano valere le ragioni di una disparità di trattamento nella ripartizione dei   fondi e faccia e proponga una volta per tutte di rivedere il fondo di riparto nazionale al fine di una più equa distribuzione delle risorse tra regioni del Nord e del Sud, la cancellazione dei tetti di spesa che permetterebbe al privato accreditato di offrire più prestazioni di quelle che i tetti limitano favorendo così la mobilità passiva e di allargare il numero delle specializzazioni incentivando quelle che non vuole fare più nessuno. Altrimenti continueremo a parlare di liste di attesa per i prossimi vent’anni».  

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